LA BOTTEGA di ODO TINTERI WEB

MIGRAZIONE

Cartoni e dipinti per parlare di Migrazione

La migrazione Italiana

Le immagini che propongo sono tratte e suggerite da immagini storiche e diventate classiche, quando si tratta di questo argomento. Il mio apporto è di averle ripercorse in una lettura personale che metta in evidenza la mia necessità di portare in coscienza quei momenti. Le prime barche erano ancora velieri e le comodità a bordo erano molto scarse. Trattandosi di tanta gente, come dicono gli annali, era impossibile offrire loro il pur minimo conforto. Affrontavano il viaggio spinti dalla grande voglia di partire, comunque. Le storie che si narrano a proposito sembrano a volte inverosimili, ma così è stato

Le barche, col tempo, vennero attrezzate   per trasportare tanta gente ed a parte il dramma della partenza qualche miglioramento è stato raggiunto. Gli emigranti hanno fatto la fortuna di tante compagnie di navigazione nate in conseguenza della richiesta. Dalla fine dell’800 in poi, milioni di italiani per la maggior parte contadini, provenienti non solo dal meridione, ma anche da regioni del nord, presero la nave per andare negli Stati Uniti d’America, oppure in altri paesi in via di sviluppo e bisognosi di manodopera, come l’America latina ( Argentina, Venezuela, Brasile ecc..), il Canada e l’ Australia. Il primo periodo di forte emigrazione si manifestò tra la fine dell’800 e l’inizio del 900 (1880-1930). pare che nel primo decennio del nuovo secolo, dall’Italia partirono più di due milioni di abitanti.

Le immagini che disegno sono entrate nella mia mente guardando le foto degli archivi storici. Il mio intervento è di catalogazione dei fatti cercando di entrare in quella moltitudini di uomini, donne e bambini, in famiglie complete. Avrei voluto disegnare i loro volti, almeno dei personaggi in primo piano ma l’atmosfera generale mi ruba la mano e la fa correre passando velocemente sui loro contorni indefiniti se pur sensibili.

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Tutti siamo migranti

Gli emigranti rassomigliano tutti. Tutti siamo migranti. Non c’è tempo ne luogo che li fa diversi. I loro visi sono maschere arcaiche di uomini in ansia ed il loro cuore è giovane e forte. Le barche dei migranti sono culle mosse dalla speranza di giorni migliori.

Il racconto della migrazione ha sempre le stesse note di colore e di musica. Sono note dure di chitarra spagnola spezzate dal dolore della nostalgia e dal pianto. Qualche volta ho pensato che lo stridìo delle sartie della barca in tempesta è la musica che entra per sempre nelle vene di chi attraversa il mare nel buio della notte, senza fine.

Le banchine in porto assistevano   alle attese estenuanti. A volte erano di giorni e giorni, finché la nave non riempiva le stive di passeggeri, non arrivava l’ordine di partenza.

Negli anni cinquanta molti partivano dalla Sardegna per il «continente». Genova è stata meta di molti sardi. Per noi di Porto  Torres. Genova era al di là del nostro orizzonte. A me da ragazzo sembrava addirittura di vederla, quando andavo sulla scogliera del porto.

Nel 1957 anch’io con la famiglia sono arrivato in porto in un giorno caldo del mese d’agosto. La storia personale e felice del resto, è nelle immagini che tratto e nei pacchi che assicuro al carro c’erano le mie speranze da legare con cura, perché non si perdessero per strada.

 Il carro dal porto, mosso da un piccolo trattore doveva arrivare in via Robino a Genova, che allora, sembrava in capo al mondo

 Il racconto di una storia personale serve a dire che partire non è sempre come morire. Gli uccelli hanno ali per migrare e gli uomini fantasia. La storia dell’umanità ci sta insegnando a non leggere più i confini sulle carte geografiche ma nella nostra mente che diventando sempre più grande diventa anche più libera.

La Speranza oltre il muro

La Speranza oltre la rete

I Migranti raggiungono la riva

Il Sole otre le nuvole