Tobia
Il libro, ambientato nel VII secolo a.C., narra la storia di una famiglia ebraica della tribù di Neftali, deportata a Ninive, composta dal padre, Tobi, dalla madre Anna e dal figlio Tobia.
Condotto prigioniero in Assiria nella deportazione delle tribù del regno di Israele nel 722 a.C., Tobi
si prodiga ad alleviare le pene dei suoi connazionali in cattività Nel corso delle varie vicende perde il suo patrimonio, e, in seguito ad un atto di carità, anche la vista. Sentendo approssimarsi la propria fine, decide di mandare il figlio Tobia nella Media presso un parente, Gabael, a riscuotere dieci talenti d’argento lasciatigli in deposito. Prima di fare questo, si raccoglie in preghiera.
In contemporanea a questa vicenda viene raccontata la storia di Sara. Questa giovane donna, figlia del parente di Tobi Raguele, abitante di Ecbàtana, era posseduta dal demone Asmodeo che uccideva tutti gli uomini con cui si univa. Un giorno, una serva del padre della giovane, accusa la stessa di essere l’unica responsabile della morte dei mariti avuti. Sara, affranta per quanto accaduto, decide di togliersi la vita impiccandosi. Proprio nell’atto di porre in essere tale proposito medita sul fatto che il suo suicidio comporterebbe un ulteriore dolore per i genitori e desiste. In tale frangente Sara prega affinché Dio la faccia morire al più presto.[2]
Il viaggio
Le preghiere di entrambe queste persone vengono accolte da Dio che invia sulla terra l’arcangelo Raffaele. Questi si presenterà agli occhi di Tobia, sotto mentite spoglie, nella veste di una guida che conosce bene la strada. Ha inizio così il viaggio di Tobia, in cui si imbatterà in alcuni avvenimenti che saranno utili alla guarigione sia di Sara che del padre Tobi. Primo fra tutti è la sosta presso il fiume Tigri, in cui Tobia viene assalito da un pesce. In tale circostanza, l’arcangelo sprona Tobia a non scappare e a afferrare il pesce per la testa. Così facendo il giovane sconfigge l’animale e, sempre su consiglio dell’angelo, estrae dal pesce il fiele, il cuore e il fegato. Giunto ad Ecbatana, sposa Sara, liberandola dal demone grazie alle indicazioni di Raffaele e utilizzando quanto prelevato dal pesce.
Il ritorno
Riscossi i talenti d’argento, Tobia fa ritorno dal padre. Giunto a casa, sempre grazie ad un consiglio di Raffaele, Tobia spalma sugli occhi di Tobi il fiele del pesce pescato durante il viaggio, facendogli così recuperare la vista. Solo alla fine del libro Raffaele mostra la sua vera identità.
https://www.youtube.com/watch?v=x0-O0RNpIz0 Tobia e l’Arcangelo Rafaele- video