Barche nella Storia Barche del Mediterraneo

BARCHE ARCAICHEin BARCHE, barche e barche trovate:
BARCHE LIGURIBarche dei migranti-Barche da pesca-
GOZZI E LEUDIBarche dipinte-Barche da regata-
Arsenale della Maddalena-Piatti blu-
VELIERI LIGURI e NAVICaravelle-Barche d’epoca
In questa pagina sono presenti i seguenti temi

BARCHE ARCAICHE

Molte ed affascinanti ipotesi avvicinano Gli Shardana alla Sardegna. I bronzetti che conosciamo, provenienti dalla civiltà prenuragica e nuragica, sono testimonianza da analizzare con dovuta attenzione. Questo popolo arrivato dal mare, considerato  invincibile, potrebbe essere il popolo che costruì l’altare di Monte d’Accodi , insigne monumento fra Sassari e porto Torres. Questa civiltà che proveniva dai paesi mesopotamici, potrebbe avere informato la Civiltà Sarda di tre mila anni avanti Cristo.

 I bronzetti di navicelle sono un buon punto di partenza per ipotizzare  certe adesioni. La  nave nata dalla mia fantasia ha il desiderio di suggerire la possibilità che esistessero navi sarde di tale ipotetica fattura

NAVI FENICE

I Fenici vissero nelle regione, che ora è conosciuta come Libano, da  circa 2500 anni avanti Cristo. Furono un popolo abile nei lavori di artigianato di allora, quale la tessitura, la coloritura dei tessuti, la lavorazione del vetro e dei metalli, ma soprattutto nella costruzione delle navi. Con le navi hanno conosciuto e conquistato città del mediterraneo imponendo i loro usi e costumi.

 Nella navigazione furono maestri insuperati ai loro tempi. Perfezionarono il remo-timone, scoprirono l’ancora e disegnarono rotte che tenevano segrete. Viaggiavano anche di notte, cosa insolita per quei tempi, osservando le stelle. Le loro imbarcazioni sia da commercio che da guerra erano robuste e capaci di navigare in sicurezza, data una tecnica sempre più raffinata che fece da scuola alle civiltà che si sovrapposero ad essa dopo la loro decadenza.

NAVI EGIZIE

Dipinti, incisioni ed oggetti vari ci mostrano imbarcazioni che nel corso dei secoli evolvono in maniera sensibile.

Cito la barca di Cheope come esempio emblematico e ricco di fascino.

LA NAVE DI CHEOPE

La nave funeraria di Cheope, il faraone costruttore della grande piramide di Giza (che fu eretta, pare, nel 3000 a.C.)

costituisce un rarissimo documento dell’arte di costruire navi degli egizi e venne costruita in una stanza ricavata nella roccia e poi ricoperta con cura.

La nave (lunga 40.56 m e larga 7.9 m) doveva servire nel caso l’anima di Cheope volesse imbarcarsi con i suoi schiavi in un viaggio nelle regioni del Cielo ed e’ costruita impiegando 600 pezzi di legno di cedro abilmente lavorati.

Anche se non tecnicamente adatte alla navigazione in mare aperto, le forme dello scafo di questa imbarcazione sono di rara bellezza e di grande interesse.

 

NAVE GRECA

la nave greca Le navi che possiamo ipotizzare si rifanno a quelle descritte da Omero e risalgono al secondo millennio avanti Cristo. Si conoscevano due tipi di navi, una specializzata nel commercio e l’altra da guerra: Ritrovamenti archeologici recenti ci confermano le ipotesi descritte. La propulsione delle barche mercantile era a vela con parziale aiuto dei remi: La nave da guerra  col rapporto lunghezza- larghezza 1a 4 era quasi esclusivamente a remi anche se disponeva di vele. Ci furono evoluzioni nella tecnica costruttiva fino a giungere alla famosa trireme. Barche di tipo ibrido erano usate per viaggi di scoperta e come la storia ci dice, anche nelle molteplici migrazioni nelle coste del mediterraneo e nella penisola italiana.

NAVE ROMANA

Dedotta da immagini dell’arte Romana, in cui appaiono elementi comuni costanti, la nave romana appare non molto dissimile da quella greca. Esistevano: triremi, quadriremi, quinquereme e decereme. Si desume dalla letteratura bellica che fosse munita di torri dipinte ad imitare la pietra e di alberi armati con vela quadra. A prua aveva un albero inclinato che teneva una piccola vela, l’artimone. Il numero dei rematori variava a seconda del tipo di nave ed erano sempre presenti a bordo un certo numero di soldati. A prora vi era il caratteristico rostro raffigurante una testa di animale, molto comunemente il cinghiale.

Immagino un porto romano come tanti, nella penisola italiana di allora, come per esempio Turris Libisonis in Sardegna.

Le navi attraccate erano utilizzate nel trasporto delle merci, diverse a secondo i porti. Gli eserciti romani avevano bisogno di molte provviste . Erano navi piuttosto capaci di trasportare     grandi quantità di merci, e contavano molto su l’utilizzo delle vele. Il rapporto lunghezza -larghezza era di uno a quattro ed abbastanza alte di bordo.


https://www.youtube.com/watch?v=6Xk-v6fOnAs  imbarcazioni antiche -Questo video è relativo a questo tema: Barche arcaiche

BARCHE LIGURI


Le barche Liguri costituiscono, in buona parte, la Storia della navigazione nel Mediterraneo.

Galea

Le prime notizie sicure della galea in Liguria sono relative alla spedizione congiunta genovese – pisano in Corsica del 1016 mentre l’ultima impresa delle galee genovesi risale all’11 agosto 1788 quando la “Raggia” e la “San Giorgio” al largo di San Remo catturarono lo sciabecco barbaresco “Uccello” dopo un furioso combattimento. Si ha notizia di mezze galee ancora in servizio dopo il periodo napoleonico. Si può dunque dire che, almeno come nave militare, la galea solcò i mari di Liguria per oltre 800 anni. Nella sua lunghissima vita fu naturalmente soggetta ad una notevole evoluzione ma, in generale, può essere definita uno scafo lungo e stretto, basso sull’acqua e di poco pescaggio, veloce e leggero, ad un solo ordine di remi, con vele latine ausiliarie alzate su alberi corti ed abbattibili con la maestra spostata un poco in avanti del centro nave, il trinchetto sistemato a prua ed, in epoca tarda, la mezzanella a poppa. Nel tardo ‘400 una galea genovese da guerra era lunga circa 40 m ed aveva un equipaggio di 250 uomini, di cui 150 erano vogatori.

















GOZZI E LEUDI


Molto usato in Liguria, soprattutto per il cabotaggio, a cavallo del sette-ottocento. In origine aveva due alberi a calcese inclinati verso prora e con vela latina. L’albero di prora, già molto inclinato, finì per diventare la caratteristica lunga asta di fiocco, che portava un grande fiocco-polaccone. La portata, solitamente intorno alle 15 tonnellate, poteva variare dalle 4 alle 50 t; l’equipaggio comprendeva dai 3 ai 10 uomini. Aveva tagliamare verticale e forme affilate a poppa.


https://www.youtube.com/watch?v=Jr6A7jK9wko  Leudi e gozzi

video


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *