GENOVA PER ME

.Non sono nato a Genova ma questa città è sempre stata nei miei occhi e nel mio cuore. Dalla scogliera di Porto Torres mi sembrava di vedere già la lanterna che mi faceva l’occhiolino con la sua luce. Sono venuto a Genova per la prima volta dopo la quinta elementare per premio al mio comportamento scolastico. Conoscevo già la storia dei suoi illustri personaggi ma soprattutto l’architettura romanica. Visto che la basilica di san Gavino è coeva e ne ricorda lo stile e le intenzioni strutturali. Mio padre navigava e furtivamente mi hanno caricato su una piccolissima nave che attraccava dove ora c’è l’acquario. Arrivato in porto ho cominciato a girare per la città. La prima meta fu a cercare il monumento di Gian Battista Perasso. Visitai il giorno dopo le chiese di San Giovanni di Prè, San Donato e Santo Stefano. I giorni che la nave stette in porto, facevo avanti e in dietro sulla nave. Poi, quando la nave partì, mi ospitò una famiglia legata da una certa parentela a Ponte Decimo da dove a piedi salii in compagnia di altri ragazzi alla Madonna della Guardia. Ma il mio interesse era la grande città. Mi avevano parlato ed avevo letto dei palazzi di via Garibaldi ed avevo cercato di infilarmi dentro con scarsi risultati perché non riuscivo a vedere oltre gli ingressi nonostante le mie insistenze incomprensibili a chi ascoltava questo ragazzino biondo che viaggiava con un taccuino di appunti e disegni. Avevo trovato in un negozio di via san Luca una penna a feltro che avevo acquistato per disegnare con effetti inediti. Da quell’anno, dopo la scuola, Genova era la mia meta, che in qualche maniera raggiungevo. L’interesse a conoscere la sua Storia cresceva. Palazzo San Giorgio era per me un contenitore di storie fantastiche. Le donne sullo sgabello all’ingresso dei bar di via Gramsci erano mistero e fascino. Mi incuriosivano ed attraevano le unghia lunghe dipinte di rosso ed il trucco di quelle donne fantastiche. Mi infilavo dentro i locali per spiare e spesso riuscivo a parlare con loro. Chiedevo loro, come scusa, dove fosse la casa di Mazzini o Paganini e ne approfittavo per sciorinare ciò che di loro sapevo. Spesso mi ascoltavano e mi offrivano qualcosa al bar. Non accettavo quasi mai niente o un caffè latte ed un biscotto Lagaccio. Col passare degli anni la storia di Genova era il mio companatico, finché nel 57 non mi trasferì definitivamente. Mazzini mi aveva interessato e lo consideravo grande eroe, padre della Patria, così veniva catalogato nella mia testa di adolescente, anche già grande per necessità di vita. . Paganini era l’idolo per eccellenza. La storia della sua vita aveva provocato in me infinite avventure di pensiero. Era l’artista, il genio.. Grazie ad alcuni compagni di accademia avevo avuto l’opportunità di frequentare il teatro. Facevo parte della claque dei teatri . Govi mi era piaciuto molto ed i suoi personaggi mi incantavano e divertivano anche se lo conobbi soprattutto sullo schermo della TV. Voglio ricordare queste passioni con i ritratti fatti qualche anno fa. Non ho più i disegni di allora, non so dove siano finiti. Il mio omaggio è anche il desiderio di ricordarli. Oggi parlo di loro ma i miei eroi cittadini sono anche altri di cui parlerò a breve.

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